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STORIA

La nostra Storia

La CROCE BIANCA TRENTO nasce ufficialmente, con atto pubblico, il 9 febbraio 1976. L’idea pioneristica dei sei soci fondatori Aldo Morandi, Alberto Coser, Armando Dallavalle, Sergio Groppa, Sergio Maino e Sergio Mazzalai, alcuni dei quali già attivi in ambito sanitario, era nata l’anno prima ed il progetto di creare un ente che avrebbe operato nel settore trasporto infermi, con finalità umanitarie, facendo leva principalmente sull’impegno gratuito del volontariato, era una vera innovazione.
Il contesto storico di quegli anni vedeva da un lato una nuova e crescente coscienza sociale, dall’altro un servizio pubblico non più in grado di soddisfare le crescenti richieste di una città in forte sviluppo. A livello locale la stampa più volte aveva denunciato i disservizi del servizio di soccorso sostenuto dall’Ente Pubblico mentre, a livello nazionale, il Parlamento aveva fissato la cessazione della contribuzione pubblica ad alcuni enti, tra i quali la CRI, e contemporaneamente stava approvando la «Riforma dell’Assistenza Pubblica»

Lo spirito filantropico ad impronta laica, l’indipendenza dai partiti, la gelosa autonomia dalla struttura pubblica, l’autosufficienza economica della Croce Bianca Trento erano una novità nel Trentino di allora dove, diversamente da quanto accadeva da anni nel resto del territorio nazionale, vi era carenza di cultura non-profit in ambito socio-sanitario. I dubbi iniziali delle autorità politiche, circa la possibilità per associazioni di volontariato di sostituire le istituzioni statali, vennero superati grazie alla pazienza ed alla tenacia dei fondatori animati da spirito pionieristico, portando in breve tempo al rilascio dell’autorizzazione al trasporto ammalati e, qualche tempo dopo, al riconoscimento della Personalità Giuridica da parte del Commissariato del Governo

Il primo luglio 1976

l’Associazione, contando 1750 soci e 54 volontari, divenne finalmente operativa nella sede di via Marsala, che nel frattempo era stata approntata, potendo contare su alcuni mezzi obsoleti donati della Croce Bianca di Bolzano, nata 10 anni prima, che aveva assicurato l’assistenza tecnica, ed un’ambulanza nuova donata dalla Magnifica Comunità di Folgaria. Fin da subito l’Ente cercò di offrire un servizio a 360 gradi nell’ambito del soccorso e del trasporto sanitario (nel 1979 si acquistò persino un gommone attrezzato per la sorveglianza lacustre). I primi anni, nono stante evidenti difficoltà in termini di efficacia qualitativa, videro un’esponenziale crescita della presenza sul territorio e dei servizi erogati, a dimostrazione che l’ente pubblico non era più in grado di soddisfare la crescita dei bisogni in questo settore. Ben presto si dovettero ideare nuove strategie per l’autofinanziamento (tesseramento, raccolta fondi, iniziative culturali e musicali presso teatri cittadini, raccolta carta e ferro per le vie cittadine) e si cominciò a ricorrere al lavoro retribuito di personale dipendente semestrale o occasionale (si pensi che gli equipaggi partivano nel cuore della notte per effettuare il trasporto di pazienti dializzati da tutta la provincia per i centri di Trento e Bolzano).

Il 1980

anno di grandi cambiamenti a livello nazionale come l’entrata in vigore del Sistema Sanitario Nazionale e l’abolizione delle Casse Mutua, portò ad insediarsi il primo Direttivo eletto dai soci, sempre alla guida del Prof. Morandi, che comprendeva volontari desiderosi di impegnarsi nella gestione ed esponenti delle istituzioni pubbliche. Venne inaugurata la sezione distaccata di Segonzano, primo centro di quella rete di assistenza volontaria che la dirigenza progettava di creare in Provincia. Il lavoro svolto nei primi anni, vinte le perplessità iniziali, portò anche il riconoscimento, da parte dell’autorità pubblica, del ruolo dell’Associazione sul territorio, ed i primi sostegni finanziari dalle casse pubbliche non tardarono ad arrivare. Nei primi anni ’80, in relazione anche alle profonde modificazioni della struttura sanitaria locale (nascita delle USL e creazione dello STI), si susseguirono diversi cambiamenti nell’organizzazione dell’Associazione. Un’impronta più ordinata e professionale voluta dal nuovo presidente Italo Scarperi, portarono ad un consolidamento dell’attività della Croce Bianca Trento, alla sostituzione progressiva di mezzi obsoleti ed all’aggiornamento tecnologico. “Rigore” e “professionalizzazione” portarono purtroppo dissapori interni, con un calo drastico del numero di volontari attivi ed il conseguente ricorso, sempre più, a personale dipendente per garantire la presenza. In quegli anni si ebbe anche il distacco della sezione di Segonzano (oggi Stella Bianca Cembra), fondata pochi anni prima, mentre si continuò a dare supporto solamente logistico alle neonate associazioni di Folgaria e Cles.

1985

Con il Direttivo eletto nel 1985, alla guida di Pietro Colombara, si cercò di dare una svolta all’immagine dell’Associazione agendo soprattutto sul piano della selezione delle risorse umane con corsi di formazione rigorosi e severi. L’operato dei medici entrati in consiglio valse a richiamare nuove leve in Associazione. Si decise di colmare i vuoti di servizio di alcune zone della Provincia con la creazione a fine 1985 delle sezioni di Vezzano (oggi sezione CRI) e di Fai della Paganella (oggi Croce Bianca Paganella) e, nei mesi invernali, di un ambulatorio medico, una postazione ambulanza con 2 operatori ed un equipaggio di pronto intervento sulle piste dotato di «toboga» a Vaneze (Monte Bondone).

Tra il 1988 ed il 1991

Tra il 1988 ed il 1991 si ebbero risultati soddisfacenti, sotto la presidenza di Virginio Pisoni, dal punto di vista del rendimento, dell’operatività e della qualità dei servizi, ma cominciarono a venire a galla i problemi generati dall’inefficienza della struttura a rete e la cronica frammentazione del corpo volontari. Il ricorso, sempre maggiore, al personale stipendiato per far fronte alle esigenze del territorio incrinò ulteriormente i rapporti tra volontari. Inevitabilmente iniziarono i problemi economici, che si evidenziarono poi negli anni successivi, dovendo sostenere un servizio con pochi ricavi e dai costi non più sostenibili finanziariamente.

Negli anni tra il 1992 ed il 1995

si susseguirono due Direttivi, con alla guida Maria S. de Unterrichter prima e Maurizio Bellutti poi. Anni in cui si cercò di riallacciare i rapporti con l’ente pubblico e ricucire gli strappi interni all’organizzazione. Si riuscì a ridare vigore alle forze dei volontari, riuscendo ad esempio ad organizzare trasporti gratuiti di farmaci nei Balcani durante la guerra serbo-bosniaca. Furono anche gli anni della riorganizzazione del servizio di soccorso provinciale, con la creazione di “Trentino Emergenza 118″ e l’adozione del numero rapido per le richieste di soccorso sanitario. I costi per i dipendenti però non andarono calando come sperato, la stagnazione delle entrate, la situazione economica in veloce declino portarono l’Ente sull’orlo della chiusura (1995). Con il successivo ridimensionamento delle prestazioni erogate e la riduzione drastica nel numero di addetti salariati si riuscì ad evitare il default.

Dal 1997

con alla guida il nuovo presidente Adriano Ciola, cominciò un periodo, durato diversi anni, in cui gli obiettivi primari erano il risparmio ed il riassetto finanziario. Si cominciò con il trasferimento dalla sede storica di via Marsala alla nuova sede di Via Maccani, dove prima trovava posto una concessionaria d’auto, in cui gli spazi erano maggiori. Si sostituirono quasi tutti i mezzi, sempre con molta oculatezza. Dopo un crollo delle risorse volontarie, sopperito in gran parte dagli obbiettori di coscienza in servizio civile, lentamente si costruì un “rinnovato” corpo volontari, sorretto dallo zoccolo duro dei volontari di vecchia data. Sono seguiti diversi anni, in cui il livello del servizio erogato, in termini di mezzi e tecnologia, ma soprattutto in termini di crescita dei volontari, anche grazie ad un Direttore Sanitario, la Dott.ssa De Cesare, che ha saputo coltivare nuove leve preparate e dedite.

Nel 2005

solamente dopo 8 anni, si rese necessario e fortemente voluto dai volontari stessi un nuovo trasferimento di sede. Il numero crescente di volontari e dipendenti (80 unità nel 2015 contro le appena 45 del 1998), imponeva degli spazi adeguati ed una struttura migliore. Si optò per degli spazi sempre in Via Maccani, leggermente più a nord, presi in affitto in uno stabile precedentemente occupato da un’azienda produttiva, riadattati alle necessità dell’Ente. Gli anni che seguirono servirono per riaffermare il ruolo della Croce Bianca Trento nel panorama del no-profit, in ambito sanitario, crescendo dietro le sempre maggiori esigenze, in termini quantitativi ma sopratutto qualitativi, che un sistema di soccorso in continua evoluzione doveva soddisfare.

Nel 2010

il problema dei locali della sede e dell’autorimessa si presentò nuovamente. La Croce Bianca Trento, posta sotto sfratto dal proprietario dello stabile, si trovava nuovamente costretta ad un trasferimento verso una nuova sede. In questo contesto, si insediò un Direttivo guidato da Oscar Bertamini, composto per lo più da volontari, che attuò una strenua campagna per riuscire ad ottenere uno stabile di proprietà dopo anni di affitto. Si arrivò così alla acquisizione, grazie ad un cospicuo contributo della Provincia Autonoma di Trento, degli stabili di Via IV Novembre 95 che, dal 2012, sono sede dell’Associazione. Il processo di crescita dell’Associazione e dei suoi volontari è continuato, e continua tutt’ora, quando il Presidente Bertamini (oggi presidente onorario) ha lasciato la carica a Mirko Demozzi, eletto presidente nel 2012, e che tutt’oggi guida l’Associazione nel suo secondo mandato
“Si ringrazia Leonardo Gadotti per i dati raccolti”

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